Tramonto Nel Deserto
Egiziano
Sono da poco passate le due del pomeriggio, quando
ci ammassiamo nel vecchio Toyota e ci dirigiamo alla scoperta
del deserto a Sud di Hurghada. La temperatura è torrida.
Il condizionatore gira al massimo, ma serve a poco contro i circa
50° esterni.
I 40-50 km che ci separano dal piccolo accampamento di "bédous",
corrono via in fretta, fra un paesaggio sempre più spoglio,
sempre più smisuratamente immenso, fatto di sabbia in continuo
movimento, di vento caldo, di cespugli che solo i cammelli sanno
apprezzare, di piccole formazioni montagnose dai mille colori.
La pista in terra battuta alterna tratti di perfetto rettilineo
ad altri serpeggianti. Il driver la conosce bene e sa come procurare
emozioni sempre diverse: accelerazioni brusche, sbandate improvvise,
acceleratore costantemente al massimo
Al villaggio, di poche semplici tende, i beduini ci accolgono
con sorrisi e strette di mano.
Sono tutti uomini e qualche bambinetto. Mogli, figlie e bambine
le possiamo scorgere in una zona isolata, per lo più intente
a cuocere il loro caratteristico pane su delle pietre-braciere.
Ci viene offerto del thè verde bollente in bicchieri che,
forse, non sono mai stati nuovi. Assicurano che, con questo clima,
è l'ideale per tenere sotto controllo la sete
Nessuno
ne è convinto; ma tutti ce lo gustiamo con gioia. Poco
importa se l'igiene a cui siamo abituati nel mondo civile qui
sia davvero molto scarsa o, addirittura, assente.
L'atmosfera del luogo lascia trasparire tutta la propria irrealtà
..
Le persone si spostano con movimenti lenti, come se lo stress,
la velocità, la frenesia appartenessero ad un mondo lontano
e sconosciuto. Il silenzio, trascorsa l'euforia dell'incontro,
domina incontrastato, salvo i richiami (per nulla gradevoli) dei
cammelli. Cammelli che, qui, hanno una gobba sola e che a scuola
ci avevano spiegato essere più propriamente dei dromedari!
(Ma a noi.. che c'importa?).
Ci avviciniamo con cautela a queste grandi bestiole. Con qualche
fatica saliamo loro in groppa e ci sistemiamo per il momento del..
decollo. Sono molto ridicoli, quando, facendo leva sulle loro
interminabili zampe, si sollevano e, rollando, si dispongono ad
iniziare la passeggiata
.. Brontolano, emettono suoni (ed
odori) che le nostre narici non apprezzano molto.
Eppure, una volta lassù, ci sentiamo felici, grandi, potenti,
allegri. Anche se i nostri barracani sono bianchi, ci sentiamo
dei veri e propri Tuareg, i nobili ed invincibili guerrieri blu
del deserto.
Oscillando e rollando, percorriamo quei due chilometri che ci
separano dalla montagnola indicata come uno dei migliori luoghi
di osservazione del tramonto.
Sono circa le 17. Il calore è diventato più sopportabile,
ora, per via del discreto venticello che si levato nel frattempo.
Per guadagnare qualche minuto, c'è addirittura chi si lascia
scivolare dal cammello, senza neppure attendere che si accucci.
Che importa se corriamo il rischio di romperci l'osso del collo?
Siamo o non siamo Tuareg?...
In effetti, il tempo è scarso per arrivare in vetta alla
montagnola. Il sentiero è impervio e, comunque, la cima
raggiunge i 100 metri circa. Ma ne sarà valsa la pena.
Una volta lassù la distesa di sabbia, di dune e di formazioni
rocciose appare in tutta la sua immensità.. E sopra di
esso il cielo è di un azzurro pastello perfetto.
Solo in corrispondenza del lontanissimo orizzonte il colore si
attenua appena, sotto la luce violenta del sole.
Qui anche l'enorme astro appare più grande di come lo vediamo
a casa nostra. E' una ciclopica palla gialla che pare ingigantirsi
sempre più, di minuto in minuto.
Quasi che ci corresse incontro, si avvicina e, contemporaneamente,
muta di colore. Ora è diventata giallo ocra. Se ne intravedono
i contorni nel cielo sempre meno azzurro e sempre più
rosa, celeste, viola..
Nel controluce, i picchi striati delle rocce assumono una velatura
grigiastra: toni più chiari e più scuri, a seconda
della composizione dei loro strati.
Siamo tutti in piedi a goderci, in religioso silenzio, questo
meraviglioso fenomeno della natura
.. I corpi delle coppie
si stringono l'uno verso l'altro, spinti da un desiderio forte
di condividere insieme la gioia di questo momento che, forse,
domani non rivivranno più.
La grande palla, ora, è diventata arancione. Si abbassa
sempre più verso l'orizzonte. Sfiora dolcemente, ma inesorabilmente,
le vette delle montagne. Quasi un corteggiamento sublime e lentissimo.
Come labbra di amanti che, dopo essersi a lungo desiderate, stanno
per posarsi finalmente le une sulle altre.
In un continuo, inarrestabile crescendo, l'astro ha assunto la
sua colorazione più intensa, più vivida. Più
calda. E' rosso fuoco, ora. La sua passionalità è
giunta all'apice ed è resa ancor più suggestiva
dal violaceo del cielo che lo contiene, lo abbraccia, lo adagia
dolcemente sulla terra. Quasi a volergli sussurrare la buona notte.
Ancora pochi istanti e, dell'enorme sfera si scorgerà solo
la parte superiore. Fra breve l'orizzonte l'avrà completamente
inghiottita e la tratterrà dentro di sé fino al
nuovo giorno. Sotto il velo della notte gli sguardi diventano
tristi.
Ma la tristezza dei nostri occhi scomparirà presto: un
fantastico universo di stelle nel cielo ormai scuro, sta per aprirsi
sopra di noi. Punti luminosi a miliardi, lontanissimi eppur così
vicini, silenziosi eppur suggestivi, offerti dal Creatore al nostro
mondo che, troppo spesso, non sa o non vuole nemmeno dirgli: grazie!
(Francesco)
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