La Coppia


Dopo tanti giorni freddi, grigi e piovosi, quella mattina sembrava che il padreterno avesse finalmente deciso di regalare al mondo qualcosa di veramente bello! E ci si era messo di buzzo buono davvero: in alto, un sole radioso, tutt'intorno un cielo d'un turchino irreale e indescrivibile, senza una nube, perfetto. Sotto di noi, una immensa spruzzata di verde dalle mille tonalità, qua e là interrotto da qualche imponente sperone di roccia, svettante in cristalli variegati e possenti.
Sopra quel paradiso, un venticello lieve lieve accarezzava alberi e volti, obbligandoli, si sarebbe detto, ad un sempiterno sorriso di gioia.
Seduto su una sedia abbandonata nella stazione della funivia che dal Sass Pordoj scende, otto-novecento metri più sotto, all'omonimo passo, guardavo quella magnificenza, chiedendomi quale grande pittore sarebbe stato capace di trasferirla su una tela, un muro.
Assorto in tali pensieri, quasi non mi avvidi del sopraggiungere, dal locale biglietteria, della strana coppia.
Mi accorsi di loro due vedendoli procedere verso la ringhiera di protezione. Il passo era tranquillo, nonostante l'età molto avanzata. Lui, alto ed asciutto nel fisico, in completo nero con camicia e cravatta, portava in testa un Borsalino, che gli conferiva un aspetto molto signorile. Lei, minutina, in un vestitino floreale, sobriamente elegante, tenuto stretto in vita da una minuscola cinturina rossa ed ingentilito da una gonna plissettata, muoveva le proprie gambe (che un tempo dovevano aver attratto molti sguardi maschili) su un paio di scarpette da montagna.
Parevano usciti da un altro mondo, quei due: lui le offriva il braccio sinistro e lei vi rimaneva attaccata; non avrebbe mai sopportato l'idea di perderlo quell'uomo; neppure per un istante…
La ringhiera dava direttamente sul dirupo. Un'immensa parete di roccia a strapiombo quasi verticale, senza alcun ostacolo. Davanti, solo bellezza, maestosità, perfezione assolute ed inenarrabili!
I due anziani si fermarono, dandomi le spalle.
Potevo vedere i gesti di lui.. che, con le braccia mobilissime, indicavano ora un punto ora l'altro del panorama. Non potevo comprendere che poche parole: erano probabilmente Tedeschi. L'uomo, di tanto in tanto, si proteggeva il cappello che un vento a tratti dispettoso tentava di fargli volar via.
Vedevo la sua testa avvicinarsi a quella di lei. Forse stava spiegandole qualcosa di molto segreto..
Qualche sentimento particolare, qualche ricordo che li riguardava entrambi o, forse, uno solo di essi. Chissà cosa le stava sussurrando?.
Lei, lo si notava benissimo dai leggeri sussulti delle spalle, doveva sorridere a quelle parole. Quasi con noncuranza, il braccio dell'uomo stava stringendo la donna. Lei dovette gradire quel gesto. Il suo volto cercò quello del compagno e vi restò appoggiata per qualche secondo.
La scena si protrasse per cinque-dieci minuti. Non riuscivo a togliere lo sguardo da quella coppietta. Una voce, dentro di me, mi diceva che ci doveva essere qualcosa di eccezionale in quei loro gesti affettuosi. Era fin troppo chiaro che dovevano volersi un gran bene.
Li fissai intensamente mentre abbandonavano il "belvedere". Quasi li fotografai. Ora li potevo osservare anche meglio di prima. L'uomo aveva un aspetto severo ma gentile, da persona per bene, d'altri tempi; portamento elegante, quasi raffinato, se non fosse stato per quella cravatta svolazzante, che non gli riusciva di trattenere sotto la giacca.
La donna….. bellissima! Dal suo volto, luce e fascino trasparivano a prima vista. Impossibile dimenticare la soavità del suo volto, la dolcezza dei suoi lineamenti, la perfezione contagiosa del suo sorriso, la gioia immensa che si irradiava dai suoi occhi, perennemente chiusi (ora me n'ero accorto) alla luce di quel sole, al verde delle vallate ed all'azzurro del cielo che il suo uomo le aveva appena descritto…
Impossibile dimenticare la bellezza di quell'angelo cieco!…

(Francesco)

 

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